lunedì 9 aprile 2018

Il pensiero di don Pietro - domenica In Albis - 8 aprile 2018


TOMMASO: DA INCREDULO A CREDENTE (Gv 20,19-31)
Nel vangelo di oggi c’è un personaggio che emerge in modo evidente e chiaro, con i suoi dubbi e con i suoi slanci di amore: è Tommaso. Non dovrebbe essere difficile metterci nei panni di Tommaso per cercare di cogliere suggerimenti sul percorso che l’ha portato alla fede, sì, perché la fede non è mai un dato fissato una volta per tutte, ma è un cammino di continua ricerca da non credente a credente. Tommaso ci appare persino simpatico, tanto è vicino il suo modo di sentire e di vedere al nostro. Giovanni racconta che Tommaso non era presente quando Gesù risorto appare agli apostoli rifugiati in un luogo a porte chiuse: “…mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei”. Alla testimonianza degli altri discepoli, quando ritorna con loro, Tommaso non ci crede, anzi, esige di poter vedere e toccare, di avere prove tangibili al fine di credere: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Gesù risorto accetta il bisogno di Tommaso di vedere e di toccare e, ancora una volta alla presenza di porte sbarrate, lo raggiunge dove si trova, questa volta insieme con gli altri. Ma, insieme, lo sfida a percorrere un cammino da non credente a credente: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo , ma credente!” Il testo non indica neppure se Tommaso abbia davvero toccato o meno i segni della passione. Sappiamo però che, lo sguardo del Crocifisso-Risorto, lo ha talmente penetrato nel cuore da fargli proclamare una delle confessioni di fede più belle del Nuovo Testamento: “Mio Signore e mio Dio!” Lo proclama non solo come Signore e Dio, ma come mio Signore e mio Dio. Tommaso ha, infatti, compreso che soltanto in una relazione personale e profonda è possibile riconoscere il Cristo risorto come Messia e Figlio di Dio. Ma le ultime parole del Risorto sono rivolte a noi, che non abbiamo visto Gesù faccia a faccia, che non abbiamo mangiato e bevuto con lui; anche per noi è possibile vivere la stessa esperienza di Maria Maddalena, di Tommaso e dei discepoli. Come loro, anche noi siamo raggiunti dal Risorto, in qualunque situazione la vita ci abbia imprigionato: le porte sbarrate della nostra esistenza non fermano il Risorto! Ci raggiunge dove siamo donandoci la sua pace. Ci avvolge del suo Spirito e ci invia per riconciliare l’umanità con il Padre: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo…A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati”.    
                                                                                                     don Pietro

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