IL
MERCATO E IL TEMPIO (Gv. 2,13-25)
Il mercato e il tempio
sono due luoghi ben definiti e distinti. E’ ben definito ciò che si fa e che si
va a fare, come ben definite sono le motivazioni di ciò che si fa nei due
luoghi distinti. Certamente non si va al mercato allo stesso modo in cui ci si reca
al tempio! Almeno, così dovrebbe essere. Se non che, al tempo di Gesù i due luoghi
non avevano più distinzione, per cui andare al tempio era come andare al
mercato e viceversa. Gesù insorge contro questa situazione per rimettere ogni
cosa al proprio posto: “Portate via di qui queste cose e non fate della
casa del Padre mio un mercato!” Ma qual è l’errore grave in cui erano
incappati i responsabili di tutto ciò che avveniva nel tempio? I Giudei:
sacerdoti, scribi e farisei, avevano architettato tutto un sistema attraverso
il quale gestivano le funzioni religiose, con il solo scopo di procurarsi un
guadagno materiale e con una organizzazione di potere che permetteva loro di
tenere sotto scacco addirittura Dio stesso. Il tempio non era più lo spazio
dell’incontro libero e gioioso con Dio, per invocarlo e per rendergli lode. Si
può dire, senza timore di esagerare, che il tempio non esisteva più, perché
tutto era diventato mercato. Sia ben chiaro, nella nostra vita c’è bisogno di
mercato come c’è bisogno di tempio, non come due luoghi separati, ma distinti.
Il mercato serve ai nostri bisogni materiali, mentre il tempio deve dare senso,
deve orientare tutto verso Dio, che è colui che dà senso compiuto ad ogni cosa.
Ciò che turba Gesù e suscita in lui indignazione è pure la netta separazione
tra il gesto rituale e lo stile quotidiano, le scelte di vita. E’ ciò che può succedere
anche oggi quando, entrati in chiesa, vissuta la suggestione del “recinto
sacro”, ne usciamo affrontando la vita come se fosse tutt’”altra cosa”.
Oggi nelle nostre comunità, manca il “sagrato”, quel contesto medievale
che faceva da cerniera tra il sacro profumato di incenso e mistero, e la fatica
quotidiana del vivere. Quello spazio, aperto, libero, ma ben delineato, segnava
il passaggio dalla frenesia dei lavori, degli affari, degli interessi, degli
affetti, dei sentimenti… alla dimensione sacra che dava senso a tutto questo.
Oggi i sagrati sono diventati posteggi per le auto, e manca totalmente lo
spazio per educarci ad entrare in chiesa. La liturgia rischia di diventare una
bolla di sapone che tiene fuori la concretezza del vivere, senza metterci in
dialogo e in comunione con Dio, senza dare senso. Concludendo, rimane
tremendamente vero il fatto che il tempio non deve diventare luogo di mercato
per “comprare” Dio, ma luogo di libertà dove si costruiscono le radici
del dialogo e della vera comunione con Dio e con i fratelli.
don Pietro
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