CERCARE E RICONOSCERE DIO NELL’UMANITA’ DEL BAMBINO
(Mt. 2,1-12) (Mc.
1,7-11)
Siamo
tutti malati di grandezza e di potenza e, chissà perché, quando pensiamo a
qualcosa di nuovo crediamo che debba essere visibilmente grande e potente. Il
mistero dell’Incarnazione ci insegna il movimento inverso, che dal grande va
verso il piccolo e dal potente verso l’inerme e il debole. Così, il nostro Dio,
grande e potente, immenso e meraviglioso, glorioso e invincibile, si è fatto
piccolo poiché ha scelto la strada dell’abbassamento per venirci a salvare: “Dio,
in Cristo Gesù, spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo
simile agli uomini, apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi
obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil. 2,6). Dobbiamo
essere sinceri e chiederci se crediamo ancora a un Dio così, oppure se stiamo
ancora pensando a un Dio che magicamente venga a risolverci tutti i problemi.
La festa dell’Epifania non è la celebrazione di un Dio potente e invincibile
alla maniera umana, ma è la “manifestazione”
di una salvezza che abbraccia tutto l’universo e che si realizza attraverso la
nascita di Gesù, nato da Maria, Figlio di Dio. I magi, dopo i pastori, sono tra
i primi a riconoscere in quel bambino il Figlio di Dio e a venirlo ad adorare.
Dobbiamo finirla di rincorrere paradisi artificiali, cioè, inesistenti,
dobbiamo finirla di pensare a miracoli che non passino attraverso l’umile
servizio della condivisione fraterna, della pace conquistata con la giustizia e
il perdono, la fatica e il sacrificio di una vita totalmente donata. Dobbiamo
credere fermamente che il modello della vera umanità è Gesù, è quel bambino adorato
dai pastori e dai magi: “…videro il bambino con Maria sua madre, si
prostrarono e lo adorarono”. Quest’anno l’Epifania e la festa del
Battesimo di Gesù sono vicine al punto da farci riflettere proprio su quella
umanità nuova che traspare dalla vita di Gesù, dalle sue scelte, dal suo modo
di essere e di vivere con la gente, soprattutto con i poveri. Questa umanità
nuova inizia con la scelta di farsi battezzare da Giovanni Battista, come tutti
coloro che andavano a farsi battezzare confessando i loro peccati. Gesù è senza
peccato, è l’Agnello senza macchia, è colui che toglie il peccato, eppure
chiede di farsi battezzare. Gesù vuole sottomettersi fino in fondo alla
condizione propria dell’umanità gravata dal peso del peccato, non vuole nessun
vantaggio, nessun privilegio. Anche noi siamo stati battezzati, ma ce ne siamo
un po’ dimenticati. Forse è proprio il caso di riprendere in mano il dono che
abbiamo ricevuto nel battesimo, per trasformarlo, sull’esempio di Gesù, in una
vita appassionata ed appassionante a servizio dei fratelli.
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